In base agli ultimi rapporti dell’Istituto McKinsey Global e di Tata Communication, contrariamente a quanto temuto, l’intelligenza artificiale creerà molti nuovi posti di lavoro.
La marcia verso l’automazione continua inarrestabile, hanno dichiarato gli analisti dell’Istituto McKinsey Global e di Tata Communication nei loro ultimi rapporti su economia globale, tecnologia e mondo del lavoro.
L’Istituto McKinsey, in “Jobs lost, jobs gained: Workforce transitions in a time of automation”, prevede che il 70% delle aziende adotterà almeno una forma d’intelligenza artificiale – computer vision, linguaggio naturale, assistenti virtuali, automazione dei processi o machine learning avanzata – entro il 2020.
Ciò comporterà un importante cambiamento di scenario nel decennio successivo, durante il quale assisteremo alla scomparsa di alcune figure professionali a causa dell’automazione e alla creazione di nuovi posti di lavoro, in un ricco mosaico di nuove professionalità e competenze.
Anche il rapporto di Tata conferma che questa tendenza non si tradurrà in perdita di posti di lavoro ma piuttosto in nuovi modi di lavorare e nuove opportunità nelle aziende, come già evidenziato dal rapporto Gartner del dicembre 2017, secondo cui l’intelligenza artificiale creerà 2,3 milioni di posti di lavoro nel 2020.
In ottica di change management, sono ovviamente le professioni legate alla trasformazione e all’innovazione digitale che offriranno le migliori opportunità di carriera in tutti i settori di mercato nell’immediato futuro.
Secondo l’Istituto McKinsey, infatti, la quota di lavoro a basso indice d’innovazione digitale scenderà dall’attuale 40% al 30% entro il 2030, mentre i lavori che richiedono abilità digitali superiori passeranno dal 40% al 50%.
I paesi che in questi anni stanno investendo molto in intelligenza artificiale, come Stati Uniti e Cina, saranno i capofila di questa rivoluzione e i primi a beneficiarne.
E il nostro paese? Per quanto riguarda l’Italia, sebbene ci troviamo nel pieno della rivoluzione digitale, la presenza di figure professionali con competenze digitali avanzate è ancora molto limitata e prevalentemente maschile.
Un maschio su due e due ragazze su tre ignorano cosa sia il Data Protection Officer, il Digital Information Officer, il Big Data Engineer, il Data Scientist, lo specialista in Metodologie Agile e l’Internet of Things Expert.
È assolutamente necessario colmare questo gap, soprattutto da parte delle donne, scegliendo percorsi di studio e specializzazione a indirizzo STEM.
Se le previsioni di McKinsey e Tata sono corrette, ci sono ottimi motivi per investire in nuove tecnologie e non farsi trovare impreparati all’avvento della quarta rivoluzione industriale, quella della Smart Manufacturing.