Quali competenze è necessario possedere per trovare occupazione? Qual è il ruolo della famiglia e della scuola nella definizione delle carriere future? Qual ruolo può avere il gioco nel superamento dei pregiudizi di genere?
Sui numeri del lavoro in Italia sappiamo quasi tutto. Il tasso di disoccupazione è sceso, la disoccupazione giovanile si è fermata al 31,7% e il numero degli occupati fatica ad arrivare al 59%, mentre la media in Europa è del 71%. Il motivo di tale stagnazione va ricercato in due parole: competenze e competitività.
Ce l’ha segnalato l’OCSE nel rapporto di ottobre 2017: il 39% della popolazione italiana tra i 25 ed i 65 anni non ha sufficienti competenze tecniche per fronteggiare le sfide future.
Manchiamo di competenze tecniche e innovative, le nostre PMI faticano a gestire la digital transformation, poche aziende investono in innovazione e, oltretutto, parliamo poco (e male) la lingua inglese.
Oltre a tutto ciò, l’Italia (ma non solo lei) fatica a liberarsi da stereotipi e pregiudizi di genere. Una recente ricerca condotta su 210 ragazzi delle scuole superiori di Milano – Il futuro è STEM (Science, Technology, Engineering and Math) – ha rivelato come essi siano radicati fin dall’adolescenza.
Secondo questa ricerca, infatti, se il 57% delle studentesse si sente portato per lo studio della lingua italiana e il 60% per lo studio delle lingue straniere, solo il 28% di esse ritiene che i propri punti di forza siano la matematica e le scienze e addirittura solo il 14% si sente portato per la fisica e la chimica.
All’analisi delle propensioni individuali corrisponde una forte influenza della famiglia. Sebbene il 70% dei ragazzi e il 59% delle ragazze affermino di non essere influenzati dai genitori, ben il 23% delle studentesse dichiara di essere indirizzato dalla famiglia verso una formazione umanistica (contro solo il 6% dei ragazzi) e solo al 12% di esse viene suggerito un percorso di studi scientifico-tecnologico (rispetto al 21% dei ragazzi).
Occorre orientare i nostri ragazzi e le nostre ragazze sin da piccolissimi e prepararli al loro ingresso nel mondo del lavoro aiutandoli anche a superare i pregiudizi di genere, per diventare competitivi e concorrere con il resto del mondo.
La svolta culturale è imprescindibile: lo ha capito anche un colosso del mondo dei giocattoli come MATTEL – l’azienda produttrice di Barbie, la bambola più venduta al mondo da più di 50 anni – che sta rivoluzionando la crescita e la creatività di milioni di bambine con le nuove Barbie in versione professionale per le carriere STEM.
Barbie non sarà più uno stereotipo legato alla bellezza e alle uscite mondane con le amiche e l’eterno fidanzato Ken, ma potrà ispirare tante bambine a mettersi alla prova e coltivare i propri talenti.
Ad oggi solo il 24% dei lavori STEM sono svolti da donne ed è proprio questo che ha incoraggiato MATTEL a creare l’ingegnere robotico Barbie, che permette di esplorare le carriere STEM attraverso il gioco creativo, apprendendo abilità di codifica.
Con la Barbie Ingegnere robotico le bambine potranno accedere a sei lezioni di codifica gratuita, pensate per insegnare alle nuove generazioni a ragionare, risolvere problemi e apprendere gli elementi basilari della programmazione informatica. Forse dovremmo andare tutti a scuola da Barbie!