La maternità è una scelta molto importante nella vita di una donna, che può interferire con la sua carriera. Ma è proprio vero che la maternità rappresenta uno svantaggio nel mondo del lavoro?

Uno studio recente ha dimostrato che la maternità, diversamente da quanto paventato da molte donne, non rappresenta uno svantaggio nel mondo del lavoro, altresì un merito, tanto che andrebbe inserita nel curriculum vitae come occasione di formazione.

Con la maternità, infatti, si acquisiscono nuove competenze e abilità in diversi ambiti, come quello relazionale, organizzativo e creativo, che i colleghi senza figli non possiedono.

Si tratta soprattutto delle cosiddette soft skills, come l’abilità di problem solving, l’agilità mentale, la capacità di ascolto e l’empatia, che qualunque neomamma deve necessariamente sviluppare e che sono diventate addirittura materie di studio di un master recentemente lanciato negli Stati Uniti, il MAAM (Maternity as a Master).

In Italia purtroppo vi è ancora una situazione di grave disparità di genere: le donne in posizione di potere sono pochissime e a parità di mansione guadagnano circa il 15% in meno dei colleghi maschi. La partecipazione socio-economica delle donne è fra le più basse del mondo e molte neomamme scelgono, o sono costrette a scegliere, di diventare casalinghe dopo la maternità.

Ciò comporta che sempre meno donne decidano di avere figli e che il tasso di natalità del nostro paese sia il più basso al mondo dopo il Giappone.

Questo è un vero peccato perché una neomamma sviluppa numerose abilità che sono preziose anche nel mondo del lavoro, come la capacità di gestire in modo più produttivo il suo tempo, la creatività, la capacità di multitasking, ovvero concentrarsi su più cose contemporaneamente e soprattutto l’abilità di gestire i cambiamenti anche più profondi.

Avere un figlio dunque non deve essere più visto come una scelta definitiva tra vita famigliare e carriera, ma come l’occasione per sviluppare nuove armi per affrontare il lavoro in modo più versatile.

Donne lavoratrici ricordatevi sempre che:

1. Parlare di soldi non è tabù: bisogna chiedere chiaramente qual è la retribuzione prevista per una nuova posizione o un nuovo ruolo.
2. Dovete credere di più in voi stesse: gli uomini si presentano ai colloqui di lavoro dando per scontato di essere capaci e necessari, mentre le donne spesso non hanno abbastanza fiducia nelle proprie capacità.
3. Bisogna sempre separare la discussione sulla retribuzione dalla situazione personale. Lo stipendio va valutato in base all’impegno, alle competenze, ai risultati richiesti. Per eccesso di onestà le donne tendono a mettere le mani avanti e a porre sul tavolo i propri problemi di gestione famigliare, offrendo al datore di lavoro maggior potere contrattuale. Ciò non significa mentire sulla propria situazione personale, ma rimandare a un momento successivo la trattativa sull’orario e la flessibilità.
4. Chiedere un percorso di carriera, a lungo termine, che tenga conto delle potenzialità future e preveda un percorso di crescita anche economico man mano che si raggiungono risultati e che si può offrire maggiore disponibilità di tempo e d’impegno è un vostro diritto.

Mamme non mollate e seguite i nostri consigli per farvi pagare di più!